In superficie
Si fa strada nel sugo
con una mollica di pane
stretta
in punta di dita, pattinando
sopra scie di porcellana
pulita
come una libera mente
su di vie bianche già
spianate
come l'amore quando non è
pesante -
la bocca è così divertita.
Rabdomante sono
gobba sul mio bastone
una lingua biforcuta
in caccia di parole
ai miei discorsi
per passione.
Ne inseguo fra gli inganni le
sorgenti
muovendo passetti
come si insegue il perdono.
La pancia sempre in chiacchiera
(brontolii da vecchietti
senza mestiere
nel generale abbandono).
Con le unghie sulla pelle
disegni arabeschi di schiena
di dorso di mano
fin dentro alla piega, dove
nel sottile, il piacere, sai
arriva alle stelle
con una rincorsa da molto lontano.
Di torsoli di mela non ci
sfamiamo
ma di parmigiano, sì!
spolverato sui sapori
tra le montagne d'ingredienti
per ricette dagli insipidi
toni
e le dimensioni deludenti
grattare
grattare
la superficie per non
disturbare
senza andarsi ad addentrare.
Ci si culla sopra il tumulto
e dentro la tempesta
e sorvolando sulla guerra
e ronfando nella festa
guardando ogni cosa
invecchiare
seduti alla finestra -
ho ricordato, mio tesoro
di non fare mai male.
E di non affondare.
E di non affondare.
In superficie
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